Bonus casa. Entro quando bisogna terminare i lavori?

In uno dei recenti articoli abbiamo parlato di sconto in fattura e bonus sulla casa. Oggi vogliamo affrontare un tema specifico relativo a questo argomento ossia quello dei pagamenti e dell’identificazione della data di inizio lavori. Diciamo subito che viene adottato il principio di competenza. Le aziende accedono al bonus nel momento in cui accettano la commessa. Prendiamo un caso specifico. Lavori iniziati nel 2024 e che termineranno nel 2025.  Come sappiamo nel 2025 termineranno ecobonus e sismabonus che hanno aiutato tante famiglie a sostenere i lavori nelle proprie abitazioni ma hanno fatto lavorare anche tante aziende. Ma il 31/12/2024 rappresenta la data entro cui terminare i lavori? Certamente no. Essendoci il principio di competenza tutte le spese sostenute entro il 31.12 rientrano nelle percentuali di detrazione previste per l’anno corrente.

Dal lato delle aziende è fondamentale formalizzare l’accettazione delle opere da parte del cliente. Caso particolare sono i pagamenti con riserva che analizzeremo più avanti. Come detto c’è bisogno dell’accettazione da parte del committente e deve avvenire tassativamente entro la fine del 2024. Nel caso di una singola opera un contratto scritto correttamente e un acconto sono la soluzione migliore. Nel caso di più opere è necessario specificare le opere accettate. Cosa succede se nel contratto ci sono le famose clausole con riserva? Si tratta di quei casi in cui le rate hanno carattere provvisorio e gli acconti non hanno valore di accettazione. E’ chiaro che in questa circostanza viene meno il principio fondante per il quale si ha il diritto alla detrazione, ossia la famosa accettazione dei lavori. Dunque se le opere non potranno considerasi accettate , non potranno considerarsi ultimate e l’accesso al bonus sarà negato. Viene meno anche il valore degli acconti e l’unica soluzione rimane terminare i lavori entro il 31.12.2024. una cosa è certa il passaggio dal 2024 al 205 sarà cruciale per i bonus sulla casa e bisognerà valutare attentamente l’impatto delle ultime scelte in merito.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Come passare Watshapp su un nuovo telefono.

WhatsApp si sa è diventato il primo sistema di comunicazione al mondo. Tutti ci scambiamo sms e chiamate tramite questa famosissima applicazione. Cosa succede però se si cambia il telefono cellulare? A quel punto è necessario trasferire WhatsApp da un telefono all’altro. Ci sono diversi casi . Si cambia telefono per uno con lo stesso sistema operativo o con sistema operativo diverso. Facciamo un po’ di chiarezza. Quando si passa da un cellulare android ad un altro sempre android si può trasferire WhatsApp o tramite backup dell’account Google o trasferimento delle chat. E’ fondamentale infatti fare il backup delle chat nel vecchio telefono cosi quando si scaricherà l’applicazione nel nuovo telefono e si installerà riprenderà i vecchi dati e nulla sarà perso. Il sistema manderà un sms sul vecchio telefono con un codice di sicurezza che dovrà essere copiate nel nuovo telefono. A questo punto non c’è più altro da fare, semplicissimo. In alternativa è possibile trasferire manualmente il backup quando magari ci sono dei problemi nel processo prima descritto.

Se si cambia telefono per un altro con diverso sistema operativo le cose non cambiano. E’ il caso di passaggio da Android ad iPhone. Si effettua il backup ed è possibile trasferire tutti i contenuti sul nuovo dispositivo conservando messaggi, foto ed altro. Se invece si sta cambiando numero di telefono bisogna avere qualche accortezza in più. Prima di tutto bisogna cambiare numero di telefono sul vecchio dispositivo altrimenti registrando il nuovo numero sul nuovo cellulare si perderanno tutti i dati. Una volta registrato il numero sul vecchio cellulare bisogna eliminare l account prima di accendere il nuovo telefono altrimenti verranno persi i dati.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Crisi aziendale. Quando è possibile sospendere gli ammortamenti?

Spesso nel nostro giornale affrontiamo dei temi meno leggeri e un po’ più complessi che riguardano comunque la sfera del consumo e dei consumatori. Oggi ne affrontiamo uno che potrebbe andare incontro a coloro che, possessori di quote di società, si sono trovati a chiudere un bilancio in perdita e magari a dover ricorrere al notaio per ricapitalizzare con aggravio di costi. Il COVID come sappiamo ha messo a dura prova le contabilità delle aziende, con cali di fatturato che si sono trasformati in perdite d’esercizio. Il governo ha deciso di concedere una sospensione parziale o totale degli ammortamenti proprio per alleggerire le perdite. Come possiamo spiegare gli ammortamenti in parole semplici. Se l’azienda acquista un macchinario per esempio del costo di 10000 euro non indicherà nel bilancio 10000 di costo tutto in un anno ma il costo verrà spalmato in 5 anni (salvo eccezioni) e quindi ogni anno verranno decurtati 2000 euro. Ecco questo si chiama ammortamento.

Dopo il COVID  è stata introdotta una disposizione che consente di ridurre o azzerare completamente gli ammortamenti ( articolo 60, comma 7-bis e ss., D.L. 104/2020). Chiaramente il costo poi ricadrà sugli esercizi successivi. Ritornando al nostro esempio se nel 2023 non inserisco il costo di 2000 euro me lo ritroverò poi negli esercizi successivi. La norma prevede però la creazione di una riserva apposita. Una cosa molto importante è che le ragioni che hanno portato alla riduzione degli ammortamenti devono essere esposte nella nota integrativa. Perchè è importante questa possibilità di ridurre gli ammortamenti? Perché nel caso di società di capitali (Srl, Spa) c’è un principio fondamentale  da rispettare quando si stila un bilancio. Se la perdita non riduce il capitale sociale sotto il minimo legale la situazione va monitorata e se nell’anno successivo c’è di uovo un risultato negativo si deve ricorrere alla ricapitalizzazione (bisogna in sostanza rimetterci nuovi denari) altrimenti la società va messa in liquidazione o trasformata in una società di persone. Sussiste però un’altra possibilità che uno o più soci rinuncino ad un prestito fatto alla società. Ma di questo argomento ne abbiamo parlato approfonditamente in un recente  articolo.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Aggiornamento sul bonus barriere architettoniche del 75%.

Quando parliamo di bonus che riguardano i lavori effettuati all’interno di un appartamento o un immobile in generale dobbiamo considerare i continui cambiamenti normativi che gli stessi subiscono nel corso del tempo. Nell’ultimo periodo in particolare si è andati verso una generale restrizione dei bonus. Fino al 31/12/2025 pare che tutto resti invariato e nel particolare caso che esamineremo oggi, ossia quello del bonus per barrire architettoniche, l’aliquota rimarrà al 75% e il tetto massimo di 50.000 euro per edifici unifamiliari o unità immobiliari indipendenti con accessi autonomi. Ma quando è possibile accedere al bonus del 75% per l’abbattimento delle barriere architettoniche? Ci sono alternative? Proviamo ad analizzare in questo articolo gli scenari possibili.

A partire dal 1 gennaio 2024 gli interventi ammessi alla detrazione sono quelli indicati dall’art. 119-ter del DL 34/2020. Parliamo di lavori che riguardano strutture come ad esempio gli ascensori e e piattaforme elevatrici. E’ bene precisare che il Dl 212/2023 ha escluso dal bonus degli interventi che precedentemente rientravamo come gli infissi  e i servizi igenici. Coloro che però prima della fine del 2023 abbiano iniziato i lavori  o abbiano versato un acconto nel caso i lavori non siano ancora cominciati possono usufruire della detrazione. Stesso discorso vale per lo sconto in fattura ossia la decurtazione dal prezzo dell’importo relativo alla detrazione totale. Al bonus possono accedere tutte le persone fisiche ma anche persone giuridiche, esercenti, professionisti e società semplici. Come detto in precedenza l’aliquota è del 75% e l’importo si recupera in 5 anni. Facciamo un esempio. Vengono spese 10.000, si recuperano 7500 in 5 rate annuali da 1500 euro.

Ci sono degli elementi essenziali che devono sussistere per poter usufruire del bonus sull’abbattimento delle barriere architettoniche. In primo luogo la presenza di un attestato del tecnico abilitato per il rispetto dei requisiti. I pagamenti devono essere effettuati tutti con metodi tracciabili. Nel caso di un condominio è necessaria la dichiarazione di conformità dell’amministratore sui requisiti e i le varie quote dei condomini. In conclusione anche se con numerose limitazioni , il bonus del 75% per l eliminazione delle barriere architettoniche, almeno per il 2025 rimane un valido strumento per intervenire sull’immobile e renderlo più accessibile a chi soffre di una disabilità.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Rinuncia al prestito infruttifero del socio. Consigli utili.

Oggi parliamo di un caso molto tecnico che però può capitare a chi si trova nella posizione di socio di società di capitali, nella maggior parte dei casi parliamo di società a responsabilità limitata. Quando la società non riesce a far fronte alle proprie spese un socio può “prestare “ del denaro alla stessa attraverso un finanziamento infruttifero. I soldi prestati infatti non possono produrre interessi e possono essere ripresi quando ci sono le disponibilità. Per esempio il socio x versa 1000 euro nelle casse della propria società e potrà riprendersi 1000 euro quando ci sarà la possibilità.

Quando la situazione non si riesce a sanare e si chiude l’anno in perdita si può rinunciare alla somma per aumentare il capitale della società ed evitare procedure come la liquidazione della stessa o l’aumento del capitale con atto presso un notaio con costi che lievitano ulteriormente. Non è richiesta una particolare forma della rinuncia ma quella scritta è consigliata ed opportuna trattandosi di un operazione contabile rilevante. Una cosa importante è che spetta al socio comunicare alla società il valore fiscale del credito che serve per stabilire la quota di sopravvenienza attiva da iscrivere a bilancio. In parole più semplici la società deve pagare le tasse su una parte di questo finanziamento ossia la differenza tra il totale e il valore fiscale. Nel caso in cui il socio sia una persona che non esercita attività d’impresa la comunicazione non è necessaria perché non vi è differenza tra il valore nominale e il valore fiscale.

Un consiglio in caso vi capiti di trovarvi nella situazione di rinunciare ad un credito verso la società di cui siete soci. Evitare di rinunciare al credito attraverso un assemblea o comunque tramite un atto che va registrato. In questo caso infatti si dovrà pagare l’imposta di registro pari al 3% sul valore del finanziamento come stabilito dalla corte di Cassazione. Meglio inviare una pec o una raccomandata.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Pratiche di Bonus Casa ed Ecobonus. Come compilare la pratica sul sito dell’Enea.

Quando si accede a determinati tipi di detrazione ( ristrutturazione, bonus casa, ecobonus etc) ci si trova a dover compilare la pratica sul portale dell’Enea. Si tratta di una pratica che va fatta telematicamente entro 90 giorni dalla fine dei lavori. Il mancato invio della pratica non comparta il venir meno del diritto alla  detrazione ma comporta il pagamento di una sanzioni in bonis di euro 250. Si tratta di un portale che raccoglie una serie di dati che riguardano i lavori di efficienza energetica. Chi può compilare la dichiarazione Enea? Quando si accede a determinati tipi di detrazione ( ristrutturazione, bonus casa, ecobonus etc) ci si trova a dover compilare la pratica sul portale dell’Enea. Si tratta di una pratica che va fatta telematicamente entro 90 giorni dalla fine dei lavori. Il mancato invio della pratica non comparta il venir meno del diritto alla  detrazione ma comporta il pagamento di una sanzioni in bonis di euro 250. Si tratta di un portale che raccoglie una serie di dati che riguardano i lavori di efficienza energetica.

Chi può compilare la dichiarazione Enea? In primis ci sono i beneficiari che possono essere persone fisiche o persone giuridiche. Ci sono poi gli intermediari che compilano la pratica per conto di un cliente . Prendiamo il casso di un ditta che vende le finestre  che rientrano in una pratica di risparmio energetico può inviare la pratica Enea per conto del proprio cliente. C’è un caso particolare che è quello del 110%. In questo caso la pratica deve essere compilato da un Asseveratore (un tecnico abilitato). Nel caso di persona fisica si può accedere al portale Enea solo attraverso lo Spid, mentre nel caso di persone giuridiche si può accedere ancora con le semplici credenziali personali.

Vediamo come compilare la pratica Enea. Il portale è strutturato in due macro sezioni: Bonus casa e Ecobonus. Nel caso di Ecobonus vengono interessate le pratiche di risparmio energetico mentre nel caso di Bonus casa vengono interessate le pratiche oggetto di lavori di ristrutturazioni. Nel caso di bonus casa (per esempio sostituzione infissi, interventi sulle strutture edilizie) . Nel caso di Ecobonus invece bisogna considerare la riduzione della trasmutanza (flusso di calore) sulla struttura muraria o sui serramenti, la sostituzione di sistemi per la creazione di calore o la sostituzione di elettrodomestici. Dopo aver effettuato il login all’interno del portale si accede alle schede descrittive e alle sezioni per l’inserimento della documentazione necessaria. I documenti da tenere a portata di mano sono quelli di identità, le visure degli immobili e le planimetrie, le fatture e i dati tecnici come la trasmittanza ottenuta dopo gli interventi.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Acquistare un immobile all’asta. Conviene?

Vi sarà sicuramente capitato di sentire parlare di acquisti all’asta di immobili. In questo momento storico, dopo diversi interventi normativi è diventato sicuramente molto più semplice partecipare ad un asta dato che , nella quasi totalità dei casi è possibile intervenire telematicamente e dunque a distanza. L’operazione rimane però abbastanza delicata in quanto le insidie si nascondono dietro l’angolo. Prima di tutto bisogna controllare tutta la documentazione disponibile relativa all’immobile. Parliamo dell’avviso di vendita e la relazione di stima principalmente.  Si tratta di documenti che descrivono l’immobile evidenziando anche eventuali situazioni “pericolose”(come ad esempio un pignoramento o la presenza di un abuso edilizio). Bisogna poi prendere un appuntamento per vedere di persona cosa si intende acquistare cosi da poter valutare se il prezzo è conveniente. Il consiglio è quello di farsi accompagnare da un esperto del settore. Spesso i locali risultano occupati dal debitore. Questa è una situazione molto delicata in quanto si dovrà affrontare una fase in cui il vecchio proprietario verrà allontanato tramite uno sfratto non semplice da gestire.

Le aste immobiliare possono essere con incanto o senza incanto. Quelle senza incanto non prevedono rilanci da parte dei concorrenti a differenza di quelle con incanto. La prima fase di una vendita all’asta è sicuramente la pubblicazione sul portale delle Vendite pubbliche. A questo punto , dopo avere esaminato attentamente la documentazione come suggerito precedentemente, bisogna partecipare all’asta inviando un’offerta (che non può essere inferiore al 75% della base d’asta) via pec assieme ad una cauzione del 10% che verrà restituita nel caso in cui l asta non andrà a buon fine. Se ci si aggiudica l’immobile si ha tempo 60 giorni per il saldo che può avvenire anche tramite l’accensione di un mutuo o un prestito in generale. Ricordiamo che nel caso in cui l’asta dovesse andare deserta il prezzo dell’immobile viene ribassato fino a quando il giudice lo ritiene opportuno. Per completezza di informazione si ricorda che sull’acquisto si paga un’imposta di registro pari al 3% e una imposta ipotecaria di 168 euro se si tratta di prima casa.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano