Nel 2013 i dati sullo spreco alimentare sono ancora allarmanti ma è cresce l’attenzione dei consumatori.
A tracciare un bilancio di fine anno sullo spreco alimentare è Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market. In particolare, secondo i dati dell’Osservatorio Waste Watcher, “nel 2013 lo spreco vale mezzo punto di Pil, ossia 8,7 miliardi di euro. Gli altri anelli della filiera sono un po’ più efficienti ma si fa per dire perché sommando campi, agricoltura, industria e distribuzione contiamo per lo 0.2 di Pil”.
Messi assieme questi sprechi “costano 10mld ed è solo il valore economico al quale si aggiungono le tracce che lasciamo per produrre e trasformare ossia l’impronta ecologica, idrica e carbonica. E’ da questo che capiamo che non ce lo possiamo permettere”.
Secondo i monitoraggi di Last Minute Market, in un anno si potrebbero recuperare in Italia 1,2 milioni di tonnellate di derrate che rimangono sui campi, oltre 2 milioni di tonnellate di cibo dall’industria agro-alimentare e più di 300mila tonnellate dalla distribuzione. Sul tema degli sprechi, sottolinea Segrè “grazie ai media e alla crisi credo sia aumentata l’attenzione da parte dei consumatori anche se i comportamenti poco virtuosi sono la conseguenza di una scarsa conoscenza”.
Ad esempio, “non sappiamo che lo spreco ha un impatto ambientale, non sappiamo che gettare un kg di carne vuol dire gettare via 15mila litri di acqua”. Per questo, aggiunge Segrè, “dobbiamo conoscere, questa consapevolezza è importante e dobbiamo assolutamente fare un’azione di prevenzione e comunicazione”.
L’indagine condotta sempre dall’Osservatorio Waste Watcher ha indagato anche sul perché si getta via il cibo: fra queste primeggia la motivazione per cui il cibo ‘aveva fatto la muffa’ (38,94%) o ‘era scaduto’ (32,31%), o ‘era andato a male fuori dal frigo nel caso di frutta e verdura’ (26,69%), o ancora perché ‘l’odore o il sapore non sembravano buoni’ (25,58%).
In misura sensibilmente inferiore sono state indicate cause come ‘l’aver cucinato troppo cibo’ (13,29%), ‘l’aver calcolato male gli acquisti’ (13,15%), o addirittura motivazioni più ‘capricciose’ come l’aver acquistato ‘cose che non piacevano’ (6,61%).