“Bonus gite scolastiche”. Buona partecipazione per la misura in favore degli studenti.

Buona la partecipazione al “bonus gite scolastiche”. Il MIM ha stanziato 50 milioni di euro per sostenere i viaggi di istruzione e le visite didattiche. La misura, nota anche come bonus gite scolastiche, offre a tutti gli studenti l’opportunità di partecipare alle attività delle classi per aiutare le famiglie svantaggiate. Il MIM ha inizialmente limitato il contributo alle famiglie con un ISEE inferiore a 5mila euro, ma di recente ha deciso di estenderlo ai nuclei famigliari con un ISEE fino a 15mila euro. Il MIM ha informato che la misura si applica alle scuole statali, come le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado. Come detto in precedenza gli studenti delle scuole statali secondarie di secondo grado avranno diritto a ricevere un contributo per le gite scolastiche in base all’indicatore ISEE delle loro famiglie. A fine dicembre sono state comunicate le procedure per richiedere i contributi per le gite scolastiche. La richiesta del bonus per le gite scolastiche doveva essere presentata sulla Piattaforma Unica entro e non oltre le 17:00 del 31 maggio 2024. Per accedere alla Piattaforma Unica “Famiglie e studenti”, dovevano completare un processo di identificazione e autenticazione informatica e richiedere l’agevolazione nell’area “Servizi”, sotto la sezione “Agevolazioni”, nell’ambito “Viaggi di istruzione”. L’obiettivo dell’iniziativa, che come detto prevede un fondo di 50 milioni di euro, è quello di superare le difficoltà economiche che spesso impediscono ai giovani di godere di queste opportunità di apprendimento vitali. L’obiettivo dell’agevolazione, che consiste in una riduzione diretta dei costi di partecipazione, è quello di rendere le esperienze formative altrimenti non accessibili a tutti gli studenti.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Uso del seggiolino auto per bambini. Normativa e multe.

L’uso del seggiolino auto è essenziale per la sicurezza dei più piccoli su strada. Purtroppo, ogni anno ci sono molti incidenti stradali in cui i bambini siedono in maniera scorretta in auto, con conseguenze spesso tragiche. Il giusto utilizzo del seggiolini può ridurre drasticamente il rischio di morte e lesioni gravi in caso di incidente. È fondamentale scegliere un seggiolino omologato, in base all’età del bambino e alla sua grandezza e installarlo in maniera corretta per garantire la massima sicurezza. Solo in questo modo possiamo essere certi di fornire ai nostri figli la giusta sicurezza durante il viaggio.  La legge italiana impone l’uso obbligatorio di dispositivi di ritenuta omologati per tutti i bambini fino a 150 cm di altezza, circa 12 anni di età. Questi dispositivi devono rispettare le normative europee, come  la i-Size o la ECE R44/04 l’unica che sarà valida da settembre 2024. Importanti sono anche i risultati dei crash test svolti da enti indipendenti come ADAC o TCS. er una più rapida installazione si possono acquistare i modelli dotati del sistema ISOFIX.

Il sistema Isofix è un metodo standardizzato in tutto il mondo per installare il seggiolino sul sedile del veicolo. Non si ancora il seggiolino con il classico sistema che utilizza le cinture di sicurezza a tre punti dell’auto ma tramite due punti di attacco, chiamati connettori ad anello, sul seggiolino più un terzo punto, noto come “antiribaltamento” che  evita la rotazione del seggiolino in senso longitudinale. E’ bene ricordare come anche a bassa velocità un urto lieve può causare ferite gravi al bambino non assicurato in maniera corretta contro le parti rigide dell’auto. Bisogna sempre utilizzare il seggiolino anche per non ricevere multe dagli organi preposti. In Italia, chi fa viaggiare il bambino in auto senza un sistema di ritenuta omologato può essere multato da 80 a 323 euro. Nel caso una persona riceva due multe per la stessa infrazione nel corso di due anni, la sua patente sarà sospesa da 15 giorni a ben due mesi.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

La truffa della finta contravvenzione.

I cittadini in cerca di un parcheggio sono stati colpiti nuovamente dalla truffa del finto verbale. Si tratta di un metodo che consiste nel ricevere una finta contravvenzione sul proprio veicolo parcheggiato. Sull’automobile poi viene lasciato un messaggio che informa di aver violato importanti norme del codice della strada. Si finisce per scoprire la truffa solo quando è troppo tardi, ma è possibile prevenire situazioni peggiori se si riescono ad identificare alcuni  segnali. Prima di tutto, bisogna esaminare bene  i verbali di divieto di sosta. L’assenza di un numero identificativo per l’ente o l’autorità competente in materia, indica che qualcosa non va. Il primo dubbio dunque è che le multe  risultano prive di elementi di riconoscibilità. Bisogna sempre verificare che nella zona dove si è ricevuto il verbale sia  presente una segnaletica che indica il divieto.

Un altro allarme deve scattare poi dalla richiesta di saldare la multa in contanti. L’importo della multa fittizia è generalmente inferiore a quello della sanzione reale, un modo per convincere più automobilisti a pagare. È fondamentale leggere attentamente la lettera e il verbale. Il documento può contenere errori grammaticali o di formattazione. Il numero di targa, la data e il luogo dell’infrazione devono essere tutti esaminati. Questo tipo di truffe viene spesso commesso in aree particolarmente trafficata, come ad esempio su un lungomare in piena estate, dove è molto probabile che si possa infrangere le regole nel parcheggiare la propria auto. La truffa molto spesso riesce perché i malviventi sono consapevoli che la stragrande maggioranza dei cittadini non sanno com’è fatto un verbale e soprattutto se ricevono le multa in paesi diversi da quello di residenza possono  pensare che il modo di compilare il verbale differisca da quello utilizzato nella propria area di residenza. Sempre più le persone segnalano alle forze dell’ordine questo tipo di truffa consentendo alle forze dell’ordine di identificare delle vere e proprie bande responsabili di questa attività fraudolenta.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Bonus Vacanza 2024

L’INPS ha confermato il Bonus Vacanza 2024 per l’estate del 2024 per supportare i pensionati italiani, i loro coniugi e eventuali figli disabili conviventi. Il contributo finanziario, che può raggiungere un massimo di 1.400 euro, è destinato a coprire alcune spese sostenute durante le vacanze estive, che si svolgeranno da giugno a ottobre e termineranno il 1° novembre 2024. Quali sono i passaggi principali per ottenerlo? Innanzitutto bisogna precisare che saranno i  pensionati che sono iscritti a determinate gestioni dell’INPS a ricevere il Bonus Vacanza. Queste gestioni includono Dipendenti Pubblici; Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali; e Gestione Fondo Postelegrafonici (precedentemente noto come IPOST). I coniugi conviventi e i figli conviventi disabili gravi ai sensi della Legge 104 del 1992, nonché gli invalidi civili al 100% che ricevono un indennità di accompagnamento, possono usufruire del bonus.

Il bonus varia in base alla durata del soggiorno del richiedente e al suo ISEE. Per quanto concerne la durata si possono considerare questi parametri:
– 800 euro per almeno 8 giorni e 7 notti.
-1.400 euro per soggiorni di almeno quindici giorni e quindici notti.
L’ISEE del nucleo familiare è utilizzato per calcolare il valore del contributo:
Il 100% è riconosciuto per redditi inferiori a 8.000 euro.
Il 60% è riconosciuto per redditi superiori a 72.000 euro.

Dal 25 marzo al 17 aprile 2024, le domande per il Bonus Vacanza 2024 possono essere inviate sul sito web dell’INPS. È necessario utilizzare le credenziali SPID, CIE o CNS per accedere all’area personale del sito e seguire il seguente percorso: In corrispondenza di EstateINPSieme Senior, è necessario accedere al “Portale prestazioni welfare”, gestione domanda, presentazione , utilizza il servizio, prestazione. Entro il 17 maggio 2024 saranno pubblicate le graduatorie. Le persone con un ISEE inferiore e quelle con disabilità significative avranno precedenza. Le persone più anziane avranno precedenza in caso di parità.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Cosa sono le perdite idriche occulte? Come bisogna comportarsi?

Le “perdite occulte” sono un esempio particolare di come la bolletta possa lievitare indipendentemente dalle nostre abitudini domestiche. In effetti, una rottura di un tubo dell’impianto può causare una perdita d’acqua che viene registrata dal contatore ma di cui il consumatore non è consapevole. Vengono cosi inviate fatture con importi eccessivamente elevati poiché il consumo di acqua viene calcolato a scaglioni. Si comincia a pagare molto di più quando si superano determinati livelli di consumo. In questi casi, è necessario richiedere la “depenalizzazione tariffaria.

Bisogna segnalare prontamente al gestore la presenza di una perdita occulta di persona  o al  Call Center. Inviare un reclamo scritto al gestore è sempre importantissimo. Il reclamo deve essere inviato agli indirizzi e recapiti  indicati nelle bollette . E’ importante fornire i dati che riportano alla fornitura oggetto della contestazione e i dati personali del titolare della fornitura. Il gestore ha quaranta giorni di tempo per fornire una risposta scritta proponendo una soluzione nei tempi giusti e un equo indennizzo se previsto dalla legge. In caso contrario si può avviare una conciliazione.

Le perdite d’acqua più pericolose sono quelle più nascoste e difficili da trovare. Ci sono perdite d’acqua che non sono visibili in superficie
e sono tipicamente causate dalla rottura di tubi sottoterra o sotto la pavimentazione. Per evitare questi problemi, però, dovrebbe diventare un’abitudine controllare costantemente il consumo d’acqua del contatore per trovare eventuali anomalie. Bisogna chiudere il rubinetto centrale dell’impianto e vedere se il contatore continua a scorrere. Le perdite idriche occulte più frequenti sembrano essere quelle nei tubi di scarico e negli impianti  sanitari, riscaldamento e antincendio. L’indagine da parte degli idraulici viene spesso condotta utilizzando una termocamera professionale per la termografia a infrarossi. Una tutela potrebbe essere quella di aderire al Fondo Perdite Idriche Occulte. Il Fondo Perdite Idriche Occulte offre infatti  un abbuono del 70% del volume della perdita e lascia a carico del consumatore  solo la franchigia del 30% prevista dalla regolamentazione Arera.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Come richiedere il Passaporto Elettronico presso gli uffici postali.

Non sarà più così difficile ottenere il passaporto. A partire da luglio, il documento può essere richiesto o rinnovato presso gli uffici postali in tutto il paese. Il ministro dell’Intero Matteo Piantedosi e il direttore generale di Poste Italiane Giuseppe Lasco hanno deciso di estendere il servizio a tutti i 13.000 uffici postali del nostro Paese a seguito dei risultati del progetto sperimentale iniziato a metà marzo nella provincia di Bologna. È importante sottolineare che il servizio sarà esteso a tutti i comuni, non solo a quelli con meno di 15.000 residenti come previsto inizialmente dal progetto Polis.

Per ottenere il passaporto bisogna recarsi all’ufficio postale portando:
2 foto identiche conformi alla normativa ICAO; 73,50€ in contrassegno telematico come contributo amministrativo; 42,50€ da versare tramite bollettino postale c/c 67422808 intestato a Ministero dell’Economia e delle Finanze – Dipartimento del Tesoro indicando come causale “importo per il rilascio del passaporto elettronico”; copia di un documento di identità valido; vecchio passaporto o copia della denuncia di furto/smarrimento.

Nella prima fase, solo i maggiorenni possono richiedere un passaporto presso gli uffici di Poste Italiane. Successivamente, anche i minorenni saranno in grado di richiedere il servizio. Non è possibile richiedere il passaporto elettronico in Posta da persone che possiedono un doppio passaporto, persone che richiedono un passaporto temporaneo, persone che sono iscritte all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero), persone che beneficiano di un’esenzione per la rilevazione delle impronte e/o della firma o persone che hanno un passato precedente rilasciato all’estero. Alla fine della richiesta del passaporto, viene rilasciato dall’ufficio postale una ricevuta che riporta il codice di protocollo. È possibile richiedere il passaporto direttamente a casa tramite Poste.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano

Debiti verso il fisco e ipoteca sulla prima casa.

L’Agenzia delle Entrate può iscrivere ipoteca sull’immobile di proprietà del contribuente per i debiti superiori a 20mila euro, anche se si tratta di una prima casa. Ma cosa è l’ipoteca? Si tratta di un diritto reale di garanzia. Nel caso in cui il contribuente abbia un debito nei confronti del fisco, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può utilizzare l’ipoteca e il fermo amministrativo come misure precauzionali. Tuttavia, esistono condizioni e limitazioni. Prima di tutto, viene valutato il volume del debito. Solo per debiti superiori a 20mila euro si può iscrivere ipoteca e per un importo pari al doppio dell’importo che si sta chiedendo al contribuente. Ad esempio, se il debito è di 30mila euro, l’ipoteca sarà iscritta per 60mila euro. L’agenzia deve notificare al contribuente un preavviso di ipoteca per consentire l’iscrizione dell’ipoteca. Questo preavviso invita il contribuente a pagare il debito entro 30 giorni e lo avverte che, se non paga, l’ipoteca sarà iscritta su uno o più immobili identificati in precedenza. In realtà, a differenza di ciò che si pensa comunemente, il Fisco può iscrivere ipoteca sulla prima casa anche se non soddisfano i requisiti per l’espropriazione forzata. Ricordiamo che l’ipoteca si può iscrivere per debiti superiori a 20mila euro e l’espropriazione forzata per debiti superiori a 120mila euro. Il pignoramento immobiliare e l’esecuzione forzata non può essere effettuato se l’immobile rappresenta l’unica proprietà immobiliare del debitore, è destinato all’uso domestico e il debitore vi risiede ufficialmente, non è un immobile di lusso. Anche quando si può procedere al pignoramento si devono rispettare tre condizioni.  Il debito totale deve essere superiore a 120mila euro; gli immobili del debitore hanno un valore superiore a 120mila euro; sono passati sei mesi da quando è stata iscritta l’ipoteca e il debitore non ha ancora pagato.

Direttore Umberto Buzzoni
Avv. Anna Maria Calvano