di Umberto Buzzoni
Da anni la comunità scientifica cerca di utilizzare le informazioni provenienti dalle analisi del sangue per la diagnosi di un tumore ma le tante ricerche non erano riuscite a mettere a punto uno strumento infallibile e allo stesso tempo di semplice utilizzo per poter diagnosticare i tumori sin dagli stadi iniziali.
A causa della difficoltà iniziale di diagnosticare il tumore spesso quando vengono individuati risultano troppo avanzati per essere curati perché si sono già sviluppate le metastasi cioè le cellule cancerogene che si diffondono nell’organismo attraverso il flusso sanguigno.
Il lavoro dei ricercatori dell’Università di Stanford in California, guidati da Sanjiv S. Gambhir, ha portato alla messa a punto di una pillola che libera nanoparticelle di Dna che a contatto con cellule cancerogene producono una particolare proteina-spia rilevabile attraverso gli esami del sangue. La proteina SEAP (fosfatasi alcalina embrionale) naturalmente viene prodotta da minuscoli anelli di DNA degli embrioni umani ma i ricercatori americani hanno modificato il gene che produce questa sostanza affinché questa reazione avvenga solo con le cellule tumorali.
I test condotti su cavie da laboratorio hanno dato risultati incoraggianti ed ora la sperimentazione umana potrebbe portare questa pillola ad essere un nuovo ed affidabile strumento di diagnosi precoce nell’arco di pochi anni.